venerdì 23 settembre 2011

Denaro e Bellezza. I banchieri, Botticelli e il rogo delle vanità – Firenze, Palazzo Strozzi. 17.9.2011 -22.1.2012

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I titoli delle mostre, nella loro necessitata sinteticità, raramente riescono a dare un quadro completo delle sensazioni che il visitatore ne ricaverà; riuscirci sarebbe del resto impossibile anche per la soggettività che,nel campo dell'arte, ha un rilievo assoluto. Anche in questo caso, “il denaro, “i banchieri” sono parole che possono fuorviare. Il tema della mostra è ambizioso: illustrare l'intreccio denaro-religione-arte che mai come nel Rinascimento si è espresso in termini tanto netti ed inequivocabili, per mettere in luce le radici stesse di quell'irripetuta stagione d'oro ed i motivi per i quali Firenze ne fu il fulcro, fino al “rogo delle vanità” predicato da fra' Gerolamo Savonarola. Quella fu l'epoca di maggiore floridezza di Firenze, che con i suoi mercanti e banchieri faceva affari in tutta Europa. Le famiglie importanti accumulavano denaro, lo prestavano, anche ad usura, e peccavano. Peccavano, perché lucrare prestando denaro è contro l'insegnamento cristiano. L'usuraio pecca perché vende l'intervallo di tempo tra il momento in cui presta e quello in cui viene rimborsato col prezzo della vendita: l'interesse . Egli quindi fa commercio del tempo, che non è suo, ma di Dio. Gli usurai peccavano per la loro avarizia, intesa all'epoca non tanto quanto “tirchieria”, quanto come amore e cupidigia per i beni terreni. I ricchi dell'epoca sapevano di peccare, arricchendosi. Ma se cessavano di peccare, avrebbero anche cessato di arricchirsi. Pensavano quindi di ottenere la salvezza dell'anima non tanto pentendosi – non si pentivano affatto, continuavano anzi a fare i loro affari - ma magnificando Dio e per far ciò commissionavano opere che lo glorificassero, opere da destinare sia alla privata devozione, sia a maggior decoro di luoghi sacri. Su questo modo di ottenere la salvezza dell'anima fiorì e si sviluppò quel grande movimento artistico che ebbe il suo centro a Firenze, che - proprio perché fiorentini erano i maggiori mercanti e banchieri del mondo - era all'epoca la capitale di quel particolare peccato, e di quel surrogato di pentimento che si rivelò così provvidenziale per l'arte . A loro parziale attenuante va detto che, come si nota da alcune delle opere in mostra, essi accettavano anche che l'artista realizzasse un'opera nella quale, allegoricamente, l'attività fonte del loro peccato – l'usura, l'avarizia – venisse severamente condannata. Se queste opere fustigatrici erano accettate da chi ne pagava il corrispettivo, ciò era forse per la maggiore afflizione che così egli ne ricavava, col conseguente maggiore beneficio ai fini della salvezza dell'anima.
La mostra raccoglie oltre cento opere di vari artisti, tra i quali spiccano Sandro Botticelli ("La Calunnia" - immagine iniziale -  "Madonna con Bambino  e San Giovannino", e altri), il Beato Angelico, Lorenzo di Credi, Memling (San Benedetto e Benedetto Portinari), Jan Provoost ("L'usuraio e la morte" - immagine finale), Maso Finiguerra, Marinus van Reymerswaele (figura qui sotto).
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 Fra le curiosità storiche, un frammento della veste che indossava Giuliano de' Medici quando fu accoltellato in Duomo per la congiura de' Pazzi. L'audioguida accenna, nella presentazione iniziale, ad un confronto dialettico, nell'illustrare il percorso, tra le “due campane” rappresentate dai due curatori: Ludovica Sebregondi e Tim Parks nelle contrapposte vesti di storica dell'arte la prima e di scrittore e giornalista il secondo; di cattolica l'una, di protestante l'altro. Peraltro questo interessante contrappunto viene del tutto ignorato nei testi dell'audioguida e trova scarsa visibilità nei pannelli annessi alle singole opere.
La mostra vale sicuramente una visita, per la quale – senza fretta e con l'ausilio dell'audioguida – occorre almeno un'ora e mezzo, se non due.
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Immagini riprese dal Sito di Palazzo Strozzi

1 . Sandro Botticelli - La Calunnia - Firenze, Galleria degli Uffizi
2. Marinus van Reymerswaele - Gli Usurai - Firenze Museo Stibbert
3. Jan Provoost - L'avaro e la morte - Bruges, Musea Brugge, Groeningemuseum

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