martedì 20 settembre 2011

"Il ragazzo che leggeva Maigret" di Francesco Recami (Ed. Sellerio)


Il genere giallo da anni è in voga e gli editori, anche i più seri, spesso non vanno per il sottile pur di accodarsi al filone meno asfittico delle vendite in libreria. E' questo il caso de "Il ragazzo che leggeva Maigret", uscito nel 2009. Si tratta di un giallo un po' particolare, forse più adatto ad un pubblico di ragazzi che di adulti. Giulio è il figlio tredicenne di un fattore e vive ovviamente in campagna, una campagna che, dai nomi usati, si direbbe veneta o friulana, ma che da tanti altri dettagli parrebbe più toscana (come l'autore) e più precisamente maremmana. Giulio è  un accanito divoratore dei gialli di Simenon che hanno per protagonista Maigret; li ha letti quasi tutti e ne è talmente conquistato da affrontare  con lo stile del celebre commissario tutti i normali fatti quotidiani che gli si presentino e che si discostino anche leggermente dalla normalità, sintomo questo di natura criminosa. Anche per questo, Giulio (come altrimenti poteva chiamarsi ?) è conosciuto col soprannome di "Maigret". La vicenda, che si svolge ai giorni nostri, prende l'avvio in una fredda mattina d'inverno, quando Maigret è in attesa della corriera per andare a scuola e vede alcuni movimenti sospetti sull'argine del canale, di là dalla strada. Da qui  prende l'avvio una serie accadimenti avventurosi tipici dei romanzi per ragazzi dell'ottocento, con fughe attraverso la palude a bordo di rottami di legno per sottrarsi all'inseguimento del misterioso personaggio con le scarpe gialle, visite a tre anziane vedove, intervento di altri personaggi simili a macchiette, traffici di maialini di porcellana, per finire col nostro eroe ormai nelle mani del personaggio misterioso, nonostante si sia nascosto in un vecchio deposito abbandonato, dove si tradisce per un irrefrenabile starnuto - dopo tanta umidità -  che ne rivela la presenza. Ovviamente, un istante prima che gli eventi precipitino (ma forse non sarebbero precipitati, perchè alla fine si scopre che son tutti buoni, o quasi) giunge l'ormai insperata salvezza.
La storia lascia un po' sconcertati per gli accadimenti narrati e per il finale, tra i più banali che si possano immaginare, al di là della trovata dei maialini senza coda. Eppure la prosa di Recami è apprezzabile,  fluida e sciolta. Però - e ciò vale anche per i gialli - per scrivere un libro occorre avere qualcosa da dire, altrimenti conviene usare il bello stile per scrivere lettere commerciali. 

(foto ripresa dal Sito dell'Editore)

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