venerdì 16 settembre 2011

Le parole chiare di Aldo Cazzullo

Su “Sette”, magazine del Corriere della Sera del 15 settembre, Aldo Cazzullo inizia la sua rubrica settimanale con parole inequivocabili e dure: “E' davvero incredibile che non si levi, dall'Italia moderata, dal mondo cattolico, dalla borghesia liberale, una parola chiara: basta, Berlusconi non può fare il presidente del Consiglio. Basta con la bugia sistematica, il prevalere dell'interesse privato su quello pubblico, la convenienza del momento eletta a criterio di governo .... Non è l'inanità della sinistra postcomunista, sconfitta dalla storia e screditata definitivamente da Filippo Penati, a stupire. Non è la petulanza degli antiberlusconiani di professione .... E' il silenzio dei liberali ... “

Cazzullo si rivolge ad una platea ben determinata: quella che, almeno in parte, ha favorito Berlusconi in questi anni - e ne porta ovviamente la responsabilità - pur non essendo “berlusconiana” nel senso farsesco e tragicomico proprio del termine: i moderati, i cattolici, la borghesia, buona parte di quel blocco sociale che nella prima Repubblica aveva dato sostegno alle coalizioni di governo “ad escludendum” del PCI contro il pericolo comunista dell'epoca (Stalin, Kruscev, Breznev ... facevano paura, non erano mica angioletti, come abbiamo saputo dopo). E' lo stesso blocco sociale che nel 1994, spaventato dalla “gioiosa macchina da guerra” con la quale Occhetto era ormai sicuro di vincere le elezioni sulle ceneri prodotte da tangentopoli, in extremis e contro ogni previsione fece vincere il parvenu della politica che veniva dal mondo della televisione e dello spettacolo di terz'ordine.

Questa grande platea, composita ma sostanzialmente omogena nelle linee di fondo, che unisce progressisti ragionevoli e conservatori illuminati, che è borghese ma anche proletaria, che è cattolica ma anche laica, che ha i suoi padri storici in figure come De Gasperi, Nenni, Fanfani, Saragat, La Malfa, Moro, in parte ora alberga, con sempre più evidente disagio, nel PDL e nella Lega; un'altra parte, se ne sta, anch'essa a disagio - e minoritaria - in un PD sempre più nostalgico e incattivito contro i fermenti nuovi, oppure soggiorna più serenamente in altre formazioni minori. Sono questi i cittadini che dovrebbe per primi ribellarsi a Berlusconi, dice Cazzullo: infatti sono proprio loro i maggiori danneggiati dal berlusconismo, che nella sua rovinosa caduta rischia di mandare al potere - contro di loro - proprio i sopravvissuti della prima repubblica, i quali ebbero la furbizia di restare in auge - ed al governo: otto anni su diciassette - anche nella seconda, che era nata per mandarli in pensione. E loro invece sono ancora lì, in attesa della terza, di repubbliche, ed ora, grazie proprio a Berlusconi e al discredito che ha arrecato alla parte politica che egli pretende ancora di rappresentare, si accingono ad infilarsi di nuovo il tovagliolo nel colletto della camicia e rispolverano forchette e coltelli in attesa di risedersi alla tavola imbandita del Paese per riprendere il loro banchetto.

Quello di Cazzullo sembra soprattuto un appello a questa grande platea di italiani, perché ritrovi un'unità d'intenti ed una casa comune allo scopo di far sì che la fine ineluttabile della seconda repubblica non ci riporti nella prima, nella sua fase decadente, ormai priva della forza ideale dei padri fondatori, fase di declino della quale furono protagonisti molti degli stessi politici che in questo periodo si stanno avviando lieti a tavola (ringraziando nel loro intimo Berlusconi).

Sì, forse Cazzullo ipotizza la nascita di una forza in grado di sconfiggere sia il berlusconismo (che peraltro si è già sconfitto da solo) sia la nuova “gioiosa macchina da guerra” che si appresta ad avanzare tra le macerie. Può essere un'idea, basta che - memori di questi disastrosi diciassette anni - si stia attenti a scegliere i guidatori. E che “la parola chiara” venga detta alla svelta, convinta, e produca i suoi effetti.

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