mercoledì 12 ottobre 2011

"Non tutti i bastardi sono di Vienna" di Andrea Molesini - Ed. Sellerio

Il romanzo è ambientato nell'autunno-inverno del 1917 a Refrontolo, provincia di Treviso, a due passi dal Piave che gli austriaci, dopo Caporetto, cercano invano di passare. Refrontolo, piccolo paese agricolo, si trova nella zona già occupata dalla forze dell'impero austroungarico. Nella  villa della famiglia Spada si installa una guarnigione occupante, chiudendo in un angolo i proprietari, che assaporano quanto sia amaro esser ospiti in casa propria. La guerra, con le sue tragedie ed il suo sangue, è vicinissima, ma nel romanzo se ne avvertono solo gli echi, e se ne vedono gli effetti nei corpi martoriati dei feriti che vengono soccorsi a Villa Spada e nella chiesa del paese. I personaggi sono tutti ben delineati e credibili. Il nonno Guglielmo, vecchio mangiapreti, per dispetto alla chiesa di dice buddista e sotto i baffi (che poi si taglierà) sorride soddisfatto per come sua moglie lo tenga alla larga dall'amministrazione della casa e del patrimonio, dandogli modo di far credere che, chiuso nel suo “pensatoio” con la fida macchina da scrivere non a caso chiamata “Belzebù”, stia scrivendo un romanzo, che ovviamente non finirà mai. La nonna, la colta Signora Nancy, cultrice della scienza matematica, impersona perfettamente la padrona di casa austera, benché di libere e larghe vedute, che incute ed esige rispetto. Peraltro la conduzione della famiglia e della proprietà ricadono sulle spalle della nubile zia Maria, donna forte e concreta che dalla descrizione dell'autore emerge come dotata anche di un certo fascino e di una sua bellezza, doti alle quali non sembrano insensibili i comandanti delle due diverse guarnigioni che si alternano a Villa Spada. Questi rapporti di parentela (nonno, nonna, zia) conducono al personaggio narrante, il giovane diciassettenne Paolo, orfano di padre e di madre periti insieme in una sciagura mentre erano in viaggio. Attraverso gli occhi di questo ragazzo, Molesini ci fa entrare nell'atmosfera tragica di una comunità sconvolta dalla guerra e sotto il pugno ferreo degli occupanti. La durezza contingente accorcia le distanze di censo tra gli abitanti di Refrontolo, che si trovano uniti – signori e servi, padroni e contadini, prete e mangiapreti - per sopravvivere, ma senza pretese di eroismo. Paolo è un ragazzo che nel corso delle pagine del romanzo diventa uomo: lo diventa grazie al rapporto che nasce con la spregiudicata Giulia, più grande di lui, ormai una donna di venticinque anni, che abita da sola in una porzione di una villa vicina: ragazza bella e attraente, crudele e appassionata; e lo diventa – uomo – anche grazie alla conoscenza con Renato, toscano da poco assunto come custode della villa, il quale lo introduce alle attività di resistenza contro l'invasore, come Giulia lo introduce alle prime esperienze dell'amore adulto (col compiacimento di nonno Gugliemo che ovviamente scopre subito le prime tresche del nipote con la bella Giulia). Questi tre uomini, Gugliemo, Paolo e Renato, si trovano legati ad un destino comune sul quale si dispiega l'ultima parte della narrazione. E' proprio la crescita di Paolo in quei pochi mesi, il suo passaggio da ragazzo a uomo, il motivo conduttore del romanzo, col sottofondo delle tragedie della guerra, della quale a Refrontolo arrivano gli echi, e della altera dignità con la quale ricchi e poveri fanno fronte comune agli invasori, già inquieti  come se avvertissero i segni della definitiva disfatta che arriverà l'anno successivo. 
Un romanzo pieno, corposo, ben scritto, che si fa leggere fino all'ultima riga. Il titolo non è molto felice (potrebbe giustificare una protesta diplomatica da parte della Repubblica austriaca ...). Esso  è un mero pretesto: una frase gettata lì da un personaggio minore, frase che non ha niente a che vedere con la storia narrata se non per il riferimento a Vienna e – sotto sotto - per il richiamo ad una delle miserevoli conseguenze della penuria di cibo causata dalla guerra. Se qualcuno, prima di leggere il libro, cercasse di indovinare chi siano i bastardi che non sono di Vienna, sbaglierebbe sicuramente, ma non per la vastità della platea di riferimento.
Il romanzo di Molesini ha vinto il Premio Campiello 2011 ed il Premio Comisso 2011
Immagine ripresa dal sito dell'Editore

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