martedì 8 novembre 2011

Virtù civiche

Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad interventi di privati cittadini che hanno proposto, mettendole in pratica per quanto li riguardava, varie iniziative allo scopo di aiutare il Paese in questo particolare momento. Qualcuno (vedi anche - sorprendentemente -  Severgnini su Italians di Corriere.it di oggi 8 novembre)  ha preso le distanze da questi pronunciamenti nel timore che il frutto di tale esercizio virtuoso, andando a rendere un beneficio al Paese, potrebbe costituire motivo per il governo attuale di accaparrarsi meriti che certo non ha.
Posizioni di questo genere lasciano perplessi. Si dovrebbe invece considerare che l’emergere di inattese virtù civiche debba dare speranza. Se i cittadini possono fare qualcosa in proprio per aiutare il proprio Paese (e certo non basterà), è encomiabile che lo facciano, anzi tutti dovremmo – nei rispettivi limiti – cercare di renderci utili: sottoscriviamo i titoli di Stato, paghiamo le tasse, non lavoriamo a nero e non diamo lavoro a nero.
Per quanto riguarda il “pagare le tasse”, sarebbe necessario un esame di coscienza. Non basta pagare tutta l’IRPEF dovuta sugli emolumenti di lavoratori dipendenti, e vantarsi di questo (anche perchè non possiamo farne a meno: viene detratta alla fonte). Si è evasori, spesso totali, e si consente l’evasione altrui, anche quando non si esige la fattura del dentista, dell’idraulico, del decoratore, del muratore. In questi casi, si evade 210 perchè la fattura, se emessa, sarebbe stata di 1.000: se fosse stata di 1 milione avremmo evaso 210.000; cioè – non appena anche per il comune cittadino è possibile – spesso si evade tutto l’evadibile sui piccoli conti, e poi si accusano (giustamente, certo)  “i grandi evasori” dimenticando che in proporzione si sta facendo altrettanto e che quindi con tutta probabilità lo si farebbe – al 100% – anche se i conti fossero ben più alti, come appunto quelli dei “grandi evasori”. 
Non è condivisibile l’opinione  che, pur di mandare a casa Berlusconi (che tanto ci andrà comunque, forse domani), si debba evitare di aiutare il Paese, quando se ne hanno le possibilità, e che si debbano guardare con sospetto i cittadini che decidono di essere virtuosi.

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