martedì 14 febbraio 2012

Ipazia d'Alessandria e Marta di Genova

L'esito delle primarie del centrosinistra a Genova porta sorprendentemente alla ribalta la filosofa e matematica Ipazia d'Alessandria. Anche qui può vedersi, quindi, l'utilità del sistema di designazione dal basso dei candidati: talora ciò comporta un tuffo nella cultura.
Il richiamo a questa splendida figura della storia è dovuto all'attuale sindaco di Genova, Marta Vincenzi, la quale – presentatasi alle primarie per la designazione del candidato sindaco del centrosinistra alle prossime elezioni nel capoluogo ligure – si è vista sorpassata di gran lunga dal candidato della sinistra radicale; ciò è forse dovuto al fatto che per il partito della Vincenzi era presente anche un'altra candidata, che ha attratto una parte dei consensi del PD.
Le reazioni del sindaco in carica, piuttosto piccate, sono dirette al proprio partito, che non l'avrebbe sostenuta a sufficienza nonostante i meriti acquisiti in cinque anni di guida del comune di Genova. Ma ciò che colpisce è che la Signora Vincenzi per meglio illustrare quanto sia stato ignobile il trattamento che le è stato riservato, ha tirato in ballo il suo essere donna e, da qui, si è inoltrata nel parallelismo con Ipazia d'Alessandria.
Quest'ultima, vissuta tra il IV ed il V secolo dopo Cristo, fu rapita ed uccisa selvaggiamente pare su ordine del Vescovo Cirillo, che poi la Chiesa proclamerà Santo. Una certa storiografia attribuisce il martirio di Ipazia alla lotta senza quartiere scatenata dai cristiani contro i pagani, ormai in rotta, che si concentrò su Ipazia perchè donna, sapiente, carismatica e recalcitrante alla conversione. Un'altra storiografia, riconduce l'odio del vescovo Cirillo per Ipazia all'invidia per il grande seguito che la donna si era guadagnata mettendo in ombra la sua autorità e soggiogando, col fascino del suo sapere, il rappresentante del potere civile, il prefetto Oreste.
Ora, tornando da Alessandria a Genova, notiamo che la Signora Vincenzi, che è stata sindaco per quasi cinque anni e che i genovesi che avevano il fango fino ai genitali sicuramente ricordano di aver visto assistere compunta alla recente alluvione sotto un elegante ombrellino in tinta col soprabito, avrebbe probabilmente vinto le primarie se non si fosse presentata, per il suo partito, anche un'altra candidata, donna anch'essa. Peraltro, pur con tutto il rispetto, pare che né l'una né l'altra siano fari di sapienza filosofica e matematica tali da suscitare invidie, o da rappresentare un pericolo pagano di fronte al cristianesimo sopraffattore, anche se è pur vero che il candidato della sinistra radicale ha goduto dell'appoggio di un prete, Don Gallo, del quale Marta si è appunto chiesta da quale parte si sarebbe collocato se fosse vissuto ai tempi di Ipazia (potrebbe provare a domandarglielo).
E quindi le primarie del centrosinistra a Genova aprono un suggestivo ed intrigante dibattito culturale: cosa lega Marta  di Genova ad Ipazia d'Alessandria ? Quali misteriosi intrecci attraverso i secoli uniscono il pensiero e la sorte dell'una e dell'altra ?

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