mercoledì 22 maggio 2013

Mezzi d'informazione e conformismo

E' una gabbia soffocante non solo il conformismo dei comportamenti umani ordinari, ma soprattutto quello che condiziona il nostro sguardo sulla società e sulla politica. E' difficile uscirne, perché i media sono ultrapotenti e sono loro a plagiare quel nostro sguardo. E' praticamente impossibile ascoltare un'opinione originale, tutte vanno a ricadere su "Berlusconi e i suoi processi", su "Berlusconi e il suo conflitto d'interessi", "Berlusconi e la nipote di Mubarak". Si può iniziare un discorso sui più svariati argomenti - filosofici, scientifici, letterari - ma alla fine si cade inevitabilmente lì. Qualche conduttrice televisiva se ne è resa conto, ma non potendone uscire (non riuscendo ad uscirne, ormai) va provocatoriamente all'attacco convinta di attuare così la miglior difesa: è il caso di Lilli Gruber ad "Otto e mezzo" di qualche giorno fa, quando ha esordito che, ebbene sì, anche quella sera si sarebbe parlato dei problemi giudiziari di Berlusconi, con un implicito, duro e anticipato ammonimento a chi stava per commentare: "No! ancora?". "Bèccati Berlusconi e stai zitto, che io non so ormai parlare d'altro" stava a significare quell'aggressivo (e forse interiormente disperato) esordio. Il conformismo politico: è colpa anche della nostra pochezza intellettuale e della nostra pigrizia; perché sforzarci di produrre idee nostre, se possiamo acquistare gratis quelle degli altri, già prodotte e confezionate? E non solo le idee, ma anche le frasi già fatte per esprimerle, come accade con le preghiere insegnateci al catechismo. Errore: non "gratis" le troviamo - idee e parole - ma pagando un prezzo altissimo, quello della rinuncia al nostro cervello. Pensiamoci. Certe trasmissioni televisive di penoso conformismo prosperano, e così alimentano sempre più quel conformismo, perché noi le guardiamo. Se smettessimo di guardare questi talk show - con spalti che applaudono o dileggiano sempre nelle stesse direzioni, come se stancamente rispettassero un obbligo contrattuale con deprimente prevedibilità - questi talk show che ormai ci ammorbano da decenni con gli stessi conduttori e le stesse idee, sebbene ogni anno o due cambino nome (così come ci ammorbano i nostri vetusti politici sebbene ogni cinque o sei anni cambino nome al partito che ci propongono) forse la forza dello share in picchiata costringerebbe le emittenti ad aprire le finestre, a buttar giù i conduttori che ci plagiano da ventanni e a proporci qualcosa di nuovo. Fra venti anni saremmo di nuovo allo stesso punto? Certo. Dovranno essere riaperte le finestre, è normale.

Nessun commento:

Posta un commento