“Io non ho paura di Berlusconi in sé,
ho paura di Berlusconi in me”. La frase celebre di Giorgio Gaber
(marito, peraltro, della berlusconiana Ombretta Colli) è
destinata a trovare sempre maggiori conferme ogni giorno che passa.
Il berlusconesimo che ha pervaso gli ultimi venti anni ha prodotto
effetti preoccupanti non solo sul Paese, ma anche nell'intimo dei
suoi abitanti. La sindrome scoperta dal compianto cantautore, dal quale prende quindi il nome, si presenta in due distinte ed opposte versioni . Da un lato una inconcepibile adorazione fideistica,
dall'altro un avvitamento su sé stesse anche delle migliori
intelligenze, obnubilate dall'avversione ed ormai incapaci di
connessioni dialettiche che non ruotino attorno allo “psiconano”,
al pregiudicato, a “Berlusconi e la nipote di Mubarak, a
“Berlusconi e i suoi processi” e a “Berlusconi ed il suo
conflitto d'interessi”, fino alle ultime edizioni del ”Berlusconi
e Dudù”, in un florilegio che l'interessato alimenta generosamente ogni giorno senza che chi se ne pasce sospetti qualcosa.
E' difficile stabilire quale
delle due opposte versioni della malattia sia più letale per chi ne sia posseduto, anche se è certo che nessuna delle due ha un decorso benigno.
Se è molto limitativo del libero
esplicarsi della personalità umana l'essere rimasti
avviluppati nella mistica estasi di una luce che tutto nasconde col
suo quasi divino bagliore, è altrettanto penalizzante l'aver accettato
di irretire, concentrandola in modo involuto su un unico argomento,
la propria fulgida intelligenza, potenzialmente in grado di
spaziare nello sconfinato campo dello scibile umano, illuminandolo.
A ben vedere, questo secondo danno è - se possibile - peggiore
del primo poiché esso non si riverbera solo sull'interessato,
ma anche sull'intera comunità, privata del godimento riflesso
dei risultati che potevano essere raggiunti se quelle intelligenze,
ad un certo punto della loro esistenza, non fossero state
interamente assorbite dalle analisi su Berlusconi, dimenticando
tutto il resto.
Leggendo l'ultimo libro di Franco Cordero “Morbo Italico” - Ed. Laterza si può trovare conferma della
perniciosità di questa seconda versione della sindrome di
Gaber (dal nome del primo scopritore e teorizzatore dei sintomi del "Berlusconi in sé stessi").
Franco Cordero è un anziano ed
insigne giurista, uno dei maestri del diritto processuale penale,
materia da lui lungamente insegnata in varie università e
compendiata in un manuale sul quale si sono formate migliaia di
avvocati e magistrati italiani.
Franco Cordero è anche un
brillante scrittore, dotato di uno stile unico ed avvincente, di una
sintassi fantasmagorica dalla quale si originano periodi immaginifici che
strappano violentemente il lettore dalla poltrona e lo scaraventano sulla cresta di
onde sintattiche impetuose e spumeggianti, sempre sull'orlo di
esserne inghiottito, sempre però tenendovelo in sella col
cuore in gola: ogni attimo pare quello ultimo prima
dell'irreparabile, ogni volta scongiurato dall'onda successiva, che lo
risolleva a perpetuare l'avventura sintattica, la quale non è mai
secondaria in ciò che può offrire in godimento la lettura di un buon
libro, neppure rispetto al suo puro contenuto.
In questo libro Cordero colloca il
morbo attuale dell'Italia nella scia degli antichi mali italiani e
quindi sostanzialmente ci parla – col suo stile inimitabile – del
berlusconesimo. E qui veramente si può trovare l'esemplare
distinzione tra lo stile e il contenuto. Quest'ultimo per oltre
trecento pagine si dipana su quella decina di ormai consunti
argomenti, senza aggiungerne di nuovi e senza mai vederli in una luce diversa e più
luciferina, come uno si sarebbe aspettato da un libro di Cordero su
Berlusconi. Quel che c'è di più, in questo anziano
paziente affetto dalla sindrome gaberiana, è il fuoco
pirotecnico dell'originalità espressiva: dall'appellativo di
“Re Lanterna” a quello di “Berlusco Magnus”, all'audace
parallelismo con –
nientemeno – fra Girolamo Savonarola. Poiché ogni paziente è
portato, per naturale istinto di autoconsolazione, a ritenere gli
altri pazienti ben ben più gravi di lui stesso, ecco che
Cordero appella come “energumeni” gli affetti dalla forma opposta
della sindrome di Gaber, quella caratterizzata dal misticismo
adorante.
Lascia un po' di rammarico che uno
scrittore come Cordero abbia dedicato il proprio estro e la propria
intelligenza ad una rimasticatura di ormai consunti argomenti
antiberlusconiani, mentre la materia avrebbe potuto giovarsi proprio di un interprete come lui per una rilettura della negatività
dei contenuti del berlusconesimo in una luce diversa, anche se è
apprezzabile come sempre l'originalità del suo stile
espositivo.
Recenti sventure rinfocolano antichi
mali italiani.
Sudditi congeniti cercano padrone
e lo servono con una gran paura
d'essere liberi: pensano poco
o niente; moralmente sordi,
rifuggono dalla serietà
tragica,
né sopportano l'arte, intenti
a tristi
farse; l'anarcoide ipocrisia
conformistica maschera un socievole
cannibalismo.
L'esito è miseria cronica.
(F. Cordero – Morbo italico –
Laterza – risvolto di copertina)
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