martedì 5 novembre 2013

"Morbo italico" di Franco Cordero (Ed. Laterza) - Ovvero: nuovi casi della sindrome di Gaber

“Io non ho paura di Berlusconi in sé, ho paura di Berlusconi in me”. La frase celebre di Giorgio Gaber (marito, peraltro, della berlusconiana Ombretta Colli) è destinata a trovare sempre maggiori conferme ogni giorno che passa. Il berlusconesimo che ha pervaso gli ultimi venti anni ha prodotto effetti preoccupanti non solo sul Paese, ma anche nell'intimo dei suoi abitanti. La sindrome scoperta dal compianto cantautore, dal quale prende quindi il nome, si presenta in due distinte ed opposte versioni . Da un lato una inconcepibile adorazione fideistica, dall'altro un avvitamento su sé stesse anche delle migliori intelligenze, obnubilate dall'avversione ed ormai incapaci di connessioni dialettiche che non ruotino attorno allo “psiconano”, al pregiudicato, a “Berlusconi e la nipote di Mubarak, a “Berlusconi e i suoi processi” e a “Berlusconi ed il suo conflitto d'interessi”, fino alle ultime edizioni del ”Berlusconi e Dudù”, in un florilegio che l'interessato alimenta generosamente ogni giorno senza che chi se ne pasce sospetti qualcosa.
E' difficile stabilire quale delle due opposte versioni della malattia sia più letale per chi ne sia posseduto, anche se è certo che nessuna delle due ha un decorso benigno.
Se è molto limitativo del libero esplicarsi della personalità umana l'essere rimasti avviluppati nella mistica estasi di una luce che tutto nasconde col suo quasi divino bagliore, è altrettanto penalizzante l'aver accettato di irretire, concentrandola in modo involuto su un unico argomento, la propria fulgida intelligenza, potenzialmente in grado di spaziare nello sconfinato campo dello scibile umano, illuminandolo. A ben vedere, questo secondo danno è - se possibile - peggiore del primo poiché esso non si riverbera solo sull'interessato, ma anche sull'intera comunità, privata del godimento riflesso dei risultati che potevano essere raggiunti se quelle intelligenze, ad un certo punto della loro esistenza, non fossero state interamente assorbite dalle analisi su Berlusconi, dimenticando tutto il resto.
Leggendo l'ultimo libro di Franco Cordero “Morbo Italico” - Ed. Laterza si può trovare conferma della perniciosità di questa seconda versione della sindrome di Gaber (dal nome del primo scopritore e teorizzatore dei sintomi del "Berlusconi in sé stessi"). 
Franco Cordero è un anziano ed insigne giurista, uno dei maestri del diritto processuale penale, materia da lui lungamente insegnata in varie università e compendiata in un manuale sul quale si sono formate migliaia di avvocati e magistrati italiani.
Franco Cordero è anche un brillante scrittore, dotato di uno stile unico ed avvincente, di una sintassi fantasmagorica dalla quale si originano periodi immaginifici che strappano violentemente il lettore dalla poltrona e lo scaraventano sulla cresta di onde sintattiche impetuose e spumeggianti, sempre sull'orlo di esserne inghiottito, sempre però tenendovelo in sella col cuore in gola: ogni attimo pare quello ultimo prima dell'irreparabile, ogni volta scongiurato dall'onda successiva,  che lo risolleva  a perpetuare l'avventura sintattica, la quale non è mai secondaria in ciò che può offrire in godimento la lettura di un buon libro, neppure rispetto al suo puro contenuto.
In questo libro Cordero colloca il morbo attuale dell'Italia nella scia degli antichi mali italiani e quindi sostanzialmente ci parla – col suo stile inimitabile – del berlusconesimo. E qui veramente si può trovare l'esemplare distinzione tra lo stile e il contenuto. Quest'ultimo per oltre trecento pagine si dipana su quella decina di ormai consunti argomenti, senza aggiungerne di nuovi e senza mai vederli in una luce diversa e più luciferina, come uno si sarebbe aspettato da un libro di Cordero su Berlusconi. Quel che c'è di più,  in questo anziano paziente affetto dalla sindrome gaberiana, è il fuoco pirotecnico dell'originalità espressiva: dall'appellativo di “Re Lanterna” a quello di “Berlusco Magnus”, all'audace parallelismo con – nientemeno – fra Girolamo Savonarola. Poiché ogni paziente è portato, per naturale istinto di autoconsolazione, a ritenere gli altri pazienti ben ben più gravi di lui stesso, ecco che Cordero appella come “energumeni” gli affetti dalla forma opposta della sindrome di Gaber, quella caratterizzata dal misticismo adorante.
Lascia un po' di rammarico che uno scrittore come Cordero abbia dedicato il proprio estro e la propria intelligenza ad una rimasticatura di ormai consunti argomenti antiberlusconiani, mentre la materia avrebbe potuto giovarsi proprio di un interprete come lui per una rilettura della negatività dei contenuti del berlusconesimo in una luce diversa, anche se è apprezzabile come sempre l'originalità del suo stile espositivo.

Recenti sventure rinfocolano antichi mali italiani.
Sudditi congeniti cercano padrone
e lo servono con una gran paura
d'essere liberi: pensano poco
o niente; moralmente sordi,
rifuggono dalla serietà tragica,
né sopportano l'arte, intenti a tristi
farse; l'anarcoide ipocrisia
conformistica maschera un socievole cannibalismo.
L'esito è miseria cronica.

(F. Cordero – Morbo italico – Laterza – risvolto di copertina)            

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