sabato 14 dicembre 2013

"L'anno del Principe" a San Casciano in Val di Pesa - Conferenza conclusiva di Giuliano Amato




Il 14 dicembre si è tenuta a San Casciano in Val di Pesa l'ultima conferenza del ciclo dedicato a Niccolò Machiavelli nel quinto anniversario del "Principe". Il Segretario fiorentino visse l'esilio vicino a San Casciano, nella sua villa di Sant'Andrea in Percussina e lì scrisse - almeno in gran parte, se non tutto - il suo trattato di politica, che fu poi pubblicato diversi anni dopo. 
Il ciclo di conferenze "L'anno del Principe", organizzato dal Comune e dall'editore Laterza (che nel 2008 dette il proprio contributo per l'iniziativa al Teatro Odeon "Gli anni di Firenze") ha visto succedersi nel teatro Niccolini, sempre gremito, vari studiosi, tra i più prestigiosi: Maurizio Viroli, Emilio Gentile, Roberto Esposito, Gastone Breccia, Carlo Ossola, Adriano Prosperi, Nicoletta Maraschio, Ottavia Niccoli. Il 14 dicembre ha chiuso il ciclo Giuliano Amato con la conferenza dal tema "La grande politica". 
Giuliano Amato ha svolto un discorso serrato, conseguente, complesso ma anche chiarissimo. Prima domanda: Machiavelli, uomo del suo tempo, ha visto il tempo successivo, lo ha precorso e preparato, ma quel suo tempo si è tanto prolungato da giungere fino a noi? Machiavelli, cioè, è oggi attuale?
Questa analisi prende in considerazione la fortuna che il pensiero del Principe ha avuto nei secoli e sotto le varie latitudini. Machiavelli ha dato alla politica un rango autonomo e ha prefigurato lo Stato quale anche oggi noi conosciamo: non la semplice proprietà privata del signore, ma una entità autonoma alla quale il signore deve dedicare un'arte che non è la stessa che egli dedica alla sua fortuna privata, anche se all'epoca le due fortune si condizionavano a vicenda. Il mondo di Machiavelli è un mondo di ammazzamenti, soprusi, violenze. Il principe, se vuole salvare e far prosperare il suo Stato non può prescinderne. Egli deve fare il male, deve essere violento e sopraffattore: deve farlo non  per la sua personale fortuna, ma per lo Stato. 
Qui Amato cita il fraintedimento del pensiero di Machiavelli che si è avuto soprattutto nel mondo anglosassone: Machiavelli maestro del gangsterismo privato e pubblico, opinione errata nella prima opzione, più vera nella seconda, che però contrasta coi principi di onestà, verità, religiosità della vita pubblica sulla quale si fondò la dichiarazione d'indipendenza americana. Ma - domanda Amato - è proprio sicura la politica americana di non aver inconsciamente seguito le teorie del "gangsterismo pubblico" machiavellico quando bombardò Hiroshima? Un grave "ammazzamento", compiuto per evitare più grandi e più gravi ammazzamenti. E così quando gli alleati bombardarono Dresda.
In realtà, secondo Amato, almeno da dopo l'ultima guerra è maturata nel mondo occidentale una sensibilità diversa, che non tollera più la divaricazione tra morale privata e morale pubblica. Oggi la sensibilità democratica occidentale, per come è venuta maturando nei secoli per arrivare ad essere quella che è, non  accetta più  che l'azione degli Stati possa contraddire quei principi del comune sentire umano. Oggi, per esempio, l'Unione Europea non accetterebbe l'ammissione di un nuovo Paese membro che avesse nel proprio ordinamento la pena di morte, sanzione elementare per la difesa dello Stato secondo i princìpi machiavellici.
Qui sta l'ovvio limite storico del pensiero di Machiavelli: eccezionalmente moderno ed innovatore, precursore del futuro, è andato molto oltre il suo tempo ma non tanto da giungere fino a noi, come taluni con un certo entusiasmo superficiale sono portati a sostenere. Oggi le sue teorie non sono accettate dalla società moderna nella quale però Machiavelli - in questo tempo storico così diverso dal suo - probabilmente accetterebbe volentieri di far parte di una commissione internazionale contro la pena di morte. 
La parte finale della conferenza è stata dedicata da Giuliano Amato ad una riflessione sui concetti di "fortuna" e "virtù" in Machiavelli trasfusi nell'oggi. Quando la virtù pubblica manca, il suo spazio è occupato dalla "fortuna" nelle sue varie accezioni: il caso, le pressioni globalizzanti che non nascono dalla politica ma che nell'inettitudine di una politica che non sa essere virtuosa trovano la possibilità di invadere la nostra società.            

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