Chi riesca ad assistere all'attuale
dibattito politico - oh, che parola grossa - con un po' di
disincanto “bipartisan” può riuscire anche a trovarvi
aspetti istruttivi e non solo ad indignarsi.
Un paio di episodi hanno visto come
protagonisti assai discutibili i rappresentati del Movimento 5
Stelle.
Il primo è quello dello
sciagurato epiteto rivolto da uno di loro ad un gruppo di deputate
del PD.
“Insulto sessista” è stata
la sdegnate reazione delle malcapitate e dell'area politica della
quale sono espressione.
Curiosamente, si è trattato
dello stesso termine letterale usato qualche anno fa nei confronti di
una deputata della parte opposta, avvenente ex show girl: a
quell'insulto sessista, alcune di quelle deputate, che oggi hanno motivo di sentirsi gravemente offese e di protestare vibratamente contro l'autore dell'osceno apprezzamento chiedendone la giusta punizione anche in sede penale, non reagirono manifestando solidarietà alla
donna-collega: reagirono sghignazzando. Su quell'insulto sessista ci
hanno poi vissuto e guadagnato per anni diversi nostri comici
televisivi. Oggi per fortuna la reazione pare diversa ed è una
reazione di condanna. Nessun comico si è finora azzardato a
fare dell'ironia. Speriamo che sia il segno di un mutamento di
atteggiamento e non la conferma di quella discriminazione, al limite
del razzismo, che il “pensiero unico dominante” è abituato
a praticare sotto il nostro cielo, per la quale si può
offendere l'avversario e riderne, ma se offendono noi allora è
un insulto inammissibile che deve esser condannato con sdegno.
Un altro episodio interessante è
quello della querelle insorta tra una conduttrice televisiva ed un
esponente del M5S, al quale l'ineffabile signora ha chiesto
amabilmente conto del padre “fascista”. In risposta, si è
sentita chiedere come si sentisse ad essere la moglie del figlio di
un assassino, dato che per l'appunto il suocero della stessa, già
esponente di un gruppo armato estremista, ha da poco finito di
scontare una lunga pena detentiva per l'assassinio del commissario
Calabresi. Un condannato con sentenza passata in giudicato ed anche
scontata. Un “pregiudicato” a tutti gli effetti.
I due episodi poco edificanti che hanno
visto in azione i rappresentanti del M5S segnano la conferma del
livello infimo del dibattito, che dovrebbe essere “politico” se
nel nostro Paese fosse sopravvissuta qualche traccia della politica.
Tuttavia possiamo scorgervi anche una
valenza positiva: quella di aver fatto sentire ad alcuni sulla
propria carne quale sia l'effetto bruciante degli insulti e delle
offese, quelle stesse che con superficiale irrisione si è
abituati a rivolgere agli altri pensando di esserne al riparo per
grazia ricevuta.
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