martedì 4 febbraio 2014

Applicazioni minime del principio di reciprocità

Chi riesca ad assistere all'attuale dibattito politico - oh, che parola grossa - con un po' di disincanto “bipartisan” può riuscire anche a trovarvi aspetti istruttivi e non solo ad indignarsi.
Un paio di episodi hanno visto come protagonisti assai discutibili i rappresentati del Movimento 5 Stelle.
Il primo è quello dello sciagurato epiteto rivolto da uno di loro ad un gruppo di deputate del PD.
“Insulto sessista” è stata la sdegnate reazione delle malcapitate e dell'area politica della quale sono espressione.
Curiosamente, si è trattato dello stesso termine letterale usato qualche anno fa nei confronti di una deputata della parte opposta, avvenente ex show girl: a quell'insulto sessista, alcune di quelle deputate, che oggi hanno motivo di sentirsi gravemente offese e di protestare vibratamente contro l'autore dell'osceno apprezzamento chiedendone la giusta punizione anche in sede penale, non reagirono manifestando solidarietà alla donna-collega: reagirono sghignazzando. Su quell'insulto sessista ci hanno poi vissuto e guadagnato per anni diversi nostri comici televisivi. Oggi per fortuna la reazione pare diversa ed è una reazione di condanna. Nessun comico si è finora azzardato a fare dell'ironia. Speriamo che sia il segno di un mutamento di atteggiamento e non la conferma di quella discriminazione, al limite del razzismo, che il “pensiero unico dominante” è abituato a praticare sotto il nostro cielo, per la quale si può offendere l'avversario e riderne, ma se offendono noi allora è un insulto inammissibile che deve esser condannato con sdegno.
Un altro episodio interessante è quello della querelle insorta tra una conduttrice televisiva ed un esponente del M5S, al quale l'ineffabile signora ha chiesto amabilmente conto del padre “fascista”. In risposta, si è sentita chiedere come si sentisse ad essere la moglie del figlio di un assassino, dato che per l'appunto il suocero della stessa, già esponente di un gruppo armato estremista, ha da poco finito di scontare una lunga pena detentiva per l'assassinio del commissario Calabresi. Un condannato con sentenza passata in giudicato ed anche scontata. Un “pregiudicato” a tutti gli effetti.
I due episodi poco edificanti che hanno visto in azione i rappresentanti del M5S segnano la conferma del livello infimo del dibattito, che dovrebbe essere “politico” se nel nostro Paese fosse sopravvissuta qualche traccia della politica.

Tuttavia possiamo scorgervi anche una valenza positiva: quella di aver fatto sentire ad alcuni sulla propria carne quale sia l'effetto bruciante degli insulti e delle offese, quelle stesse che con superficiale irrisione si è abituati a rivolgere agli altri pensando di esserne al riparo per grazia ricevuta.  

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