mercoledì 4 giugno 2014

I moderati italiani e le elezioni

Le recenti elezioni europee in Italia hanno indotto molti commentatori a celebrare - assieme al successo renziano - la definitiva scomparsa dei "moderati", attestata da quello 0,7% del partito montiano e del risultato modesto ottenuto dal neo partito di Alfano.
Ma chi sono - o sono stati ... - i moderati? 
 E' difficile definire i moderati italiani in politica.
In maniera un po' brutale si potrebbero definire moderati coloro i quali - in Italia - hanno in ùggia la sinistra per la sua vuota retorica e per il velleitarismo un po' minaccioso che colora l'aspirazione alla giustizia sociale. Anche i moderati sono solidali - non molti per la verità - ma vedono la strada verso la giustizia sociale come una strada non punitiva. Non vogliono, i moderati, redistribuire la ricchezza togliendone un po' a qualcuno per darla ad altri; vorrebbero crearne di più, così che ce ne fosse per tutti. Non necessariamente nella stessa misura, ma sufficiente per tutti. Sono un po' restii a cedere la loro, di ricchezza (quando ce l'hanno) ma non aspirano ad ingigantire le differenze sociali, vorrebbero anzi ridurle, per stare più tranquilli - loro massima aspirazione. 
I moderati italiani hanno effettivamente meno remore verso la destra ed a volte la votano: quando lo ritengono indispensabile per non  far vincere la sinistra, della quale hanno sempre diffidato senza mai essersi dovuti rammaricare di averlo fatto. Anzi: nel 1948 impedirono un bel guaio; furono degli eroi. E, forse esagerando nel timore per la sinistra, nel 1994 ripeterono la stessa operazione riuscendo in exstremis a tener fuori dal governo la sinistra guidata da Occhetto che pareva non avere più rivali.  Scese in campo Berlusconi, e vinse; ma  se nel 1994 fosse sceso in campo, contro la sinistra, Paolino Paperino da Paperopoli, avrebbe vinto lui. Ci sono riusciti sempre, a ben vedere, a non  far vincere la sinistra: con la DC per quaranta anni, con Berlusconi per venti, l'anno scorso con Grillo. 
Ma anche la destra a volte li spaventa: quando è troppo oltranzista. In questi casi cercano altre nicchie. 
I moderati italiani sono da venti anni senza casa e devono vivere in casa d'altri: negli ultimi anni, un po' nel PD, un po' con Berlusconi, un po' nei vari partitini di centro. Non molti nel PD, quando imperava la Ditta di Bersani e predecessori. I moderati italiani possono anche votare PD, ma senza trasporto e - soprattutto - non è per il fatto di votarlo che diventano di sinistra. Errore gravissimo il crederlo.
Bersani, l'anno scorso, sottovalutò i moderati e si alleò con Vendola per un "governo di cambiamento". Niente può insospettire di più i moderati italiani.  Così Bersani prese il 25% e perse elezioni già vinte, come Occhetto nel 1994.
Renzi quest'anno - che i moderati li conosce bene -  sapeva dove erano, è andato a cercarli con la faccia giusta per vincere la loro diffidenza e li ha trovati. Anziché il 25% ha avuto il 41%.
Ma è lui che è andato da loro, non loro da lui. Loro, non sono diventati di sinistra (figurarsi!): son rimasti quel che sono sempre stati. Moderati. Non è stata la montagna ad andare a Maometto, ma Maometto (il PD di Renzi) ad andare alla montagna. Finché Maometto resta lì sulla montagna, tutti insieme fanno il 41% o anche più. Ma se Maometto torna a casa, la montagna non lo segue, rimane dove è sempre stata, magari un po' dispersa, ma sempre sufficiente ad impedire che la sinistra vinca le elezioni in Italia.
I moderati italiani sono in realtà lo zoccolo duro dell'elettorato. Da quando non hanno più un loro partito, accettano di essere ospitati ora qui e ora là e, nell'imbarazzo di essere senza fissa dimora, fanno finta di  non esserci. Ma vincono sempre loro.

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