venerdì 2 marzo 2018

Prospettive elettorali


I commenti attorno alle prospettive susseguenti alle elezioni politiche di domenica 4 marzo 2018 trascurano un'eventualità.
I sondaggi e le elaborazioni che si leggono tengono conto solo del voto alla Camera, dove al centrodestra viene sì attribuito un consenso inferiore al 40%, che servirebbe per avere il premio di maggioranza, ma comunque intorno al 35-37%.
Però, rispetto alla Camera, al Senato la fascia di età (18-25) dove probabilmente si guarda molto più ai cinquestelle non vota. Nel 2013 ci fu uno scarto del 2% per i Cinquestelle tra Camera e Senato. Non è quindi da escludere che al Senato il centrodestra, non subendo la “penalizzazione” del voto più giovane, possa raggiungere la fatidica soglia del 40%. In questo caso il centrodestra avrebbe la maggioranza dei seggi del Senato e quindi, essendo necessaria la fiducia di entrambe le camere, diverrebbe impossibile un governo che lo escludesse, anche se alla Camera non esistesse – com'è probabilissimo – nessuna una maggioranza, neppure fra centrosinistra e parti del centrodestra. Anzi, l'esistenza di una maggioranza in una camera potrebbe facilitare aggregazioni attorno a quel nucleo anche nell'altra, probabilmente con effetti dirompenti all'interno del centrosinistra.
Deriva uguale e contraria a quella del 2013, quando il centrosinistra ottenne la maggioranza alla Camera, ma non al Senato. E per fare un governo si ruppero subito entrambe le coalizioni (Lega. Fd'I da una parte, Sel dall'altra, all'opposizione).
Chi vuole le grandi intese dovrebbe quindi augurarsi che una parte abbia la maggioranza in una camera e un'altra parte (o nessuna) nell'altra. Non a caso, a Piazza Pulita ieri sera Verdini, che ama la grandi intese, interrogato su chi voterà ha detto che, avendo affetto per entrambi, voterà per Berlusconi su una scheda (il Senato, immagino) e Renzi sull'altra.

Effetti della bocciatura della revisione costituzionale che conferiva solo alla Camera la funzione della fiducia al governo, anche se andrebbe messa nel conto la diversa legge elettorale che probabilmente avremmo avuto.